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Il settore ceramico ha subito una forte contrazione durante i primi mesi della pandemia. In questa fase di ripresa c’è un altro fattore che mette a repentaglio i fatturati delle aziende: l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Secondo le stime, la crescita vertiginosa dei prezzi di materie prime, componentistica, logistica ed energia farà aumentare del 30% i costi di produzione del comparto macchine per ceramica.

Oltre ad essere aumentati i prezzi delle materie prime come l’acciaio, i problemi sono anche i ritardi nelle consegne della componentistica e l’incremento delle spese di logistica. Il tutto accompagnato dalla crescita della spesa per la componente energia.

L’allarme è stato ripreso da Ceramic World Review, che ha condiviso l’appello di Paolo Mongardi, Presidente di Acimac, l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchine e Attrezzature per Ceramica: “Il forte stress test a cui il nostro comparto è sottoposto non potrà non avere conseguenze. Chiediamo quindi interventi urgenti di sistema per evitare che l’innalzamento spropositato dei costi di produzione, dovuto sia alla situazione globale, ma anche a pulsioni speculative, comprometta la ripresa e la tenuta delle aziende”.

Secondo il Presidente Mongardi, “se la situazione non dovesse cambiare, molte aziende del nostro comparto rischiano il collasso, vanificando la ripartenza post pandemia con conseguenze su tutta la filiera del nostro distretto”.

La voce di Confindustria Ceramica

L’appello è stato lanciato anche da Confindustria Ceramica,che ha calcolato che, nel 2022, l’industria italiana delle piastrelle dovrebbe pagare una bolletta del gas pari a 1,25 miliardi di euro, quasi un quarto del fatturato di settore.

Questa spesa non è sostenibile per un fattore di produzione che, già oggi, pesa più del 25% sui costi di fabbricazione.  “Con questi costi l’industria ceramica italiana può resistere al massimo fino al primo trimestre 2022”, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani.

Non solo l’Italia: la situazione spagnola

Questo scenario non è solo italiano. In Spagna l’associazione nazionale di categoria ASCER ha dichiarato che, alla luce dei prezzi di gas ed elettricità di fine settembre, nel 2021 la bolletta energetica del settore potrebbe subire un incremento di oltre il 148% rispetto all’anno scorso.

Parlando in numeri, i costi del gas, che in Spagna si attestavano sui 27,08 €/MWh a gennaio sono arrivati a 65,2 €/MWh a settembre (+140%); anche l’elettricità ha subito un incremento del 160%, passando da 60,17 €/MWh a 156,14 €/MWh.

Tutto questo si traduce in una spesa extra per il comparto ceramico che supera i 700 milioni di euro l’anno.

La necessità comune è quella di agire per non vanificare la ripresa e far sì che il settore torni ad essere produttivo.