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PREMIER ha particolarmente a cuore il fattore umano dell’azienda: dietro ad ogni successo c’è sempre un team affiatato che lavora con passione per raggiungere un obiettivo comune, questo è il pensiero che da sempre guida le scelte di Paolo Facci, Direttore Generale di PREMIER che oggi ospitiamo in questo spazio.

Questo appuntamento mensile è nato per dare risalto ai protagonisti di PREMIER, le persone che ogni giorno contribuiscono, con il loro sapere e le loro personalità, alla crescita aziendale.

Ci parli di lei. Com’è nata la sua passione? Qual è il suo ruolo in Premier e quali sono le sue principali responsabilità?

Ho superato i 43 anni di attività lavorativa ma nulla è cambiato dal primo giorno in cui  un piccolo terzista meccanico mi insegnò a maschiare e successivamente aggiustare  (“dare di lima”)  ad un componente per telaio tessile. Avevo 15 anni ed ero in seconda superiore. In estate però poche vacanze ma un lavoro per aiutare in casa.  Senso di appartenenza, ubbidienza,  impegno, responsabilità:  questi i pilastri della mia educazione. Sono cresciuto in una famiglia numerosa e i miei genitori avevano ben chiari i valori che noi figli  dovevamo assorbire. 

Studio, lavoro, matrimonio con Paola, due figli. Nel 1990 mi viene affidata, assieme a un direttore commerciale,  la gestione di una azienda che produceva utensili diamantati. Avevo solo 32 anni ma non esitai. Era una buona occasione per crescere. Le sfide e la responsabilità non mi hanno mai spaventato. Ma la vera opportunità si manifesta 5 anni dopo.  Nel mercato della ceramica viene introdotto l’ uso di superabrasivi diamantati per levigare il gres porcellanato. C’è tanto da inventare e da costruire. Sono preparato per la gestione di un’azienda produttiva sotto tutti gli aspetti, anche il sapore ed il valore del rischio non mi mancano: ho sposato una ragazza figlia di un imprenditore che da sempre in famiglia vive e discute di impresa: prodotti, clienti, concorrenti, pagamenti, temi normali per lei..…però  non sono né un tecnico né un venditore. Ho bisogno delle persone giuste e le trovo in Piergiorgio e Ruggero; è così, che nel 1995 nasce PREMIER, oggi società ben conosciuta sia in Italia che all’estero per la qualità e innovazione dei prodotti diamantati per le lavorazioni di fine linea della ceramica.

In Premier, quale componente del CdA, svolgo le funzioni di Direttore Generale. La giornata inizia alle 8 ed è densa di attività:  verifica con Cristian (resp. Fabbrica) dell’andamento delle linee produttive, controllo entrata ordini di vendita, coordinamento con resp. Commerciale per quotazioni, revisioni delle condizioni e nuove strategie commerciali. Eppoi la gestione finanziaria e il controllo del costo industriale, le trattative con i fornitori di materia prima  e acquisti strategici, la gestione delle maestranze e dei collaboratori.

Voglio trasmettere serietà, dedizione e sicurezza, non solo ai più stretti collaboratori ma anche al personale tecnico e addetti alla produzione: devono essere certi che conosco bene tutti, che conosco il loro ruolo, le difficoltà che mi hanno riferito, ma, soprattutto, che li rispetto come persone e come lavoratori.

Quale è stata negli anni l’evoluzione di PREMIER e come è diventata l’azienda globale che oggi conosciamo e che realizza più del 70% del proprio fatturato all’estero?

Da subito eravamo consci che il prodotto andava sviluppato nella grande scuola di Sassuolo, cuore della ceramica mondiale, ma il mercato doveva essere raggiunto soprattutto fuori dall’Italia: Spagna in primis e poi nord e sud America e far East.

Un grande aiuto lo abbiamo avuto con la stretta collaborazione di un fabbricante di impianti  per il fine linea che ci ha aiutato nell’introduzione del nostro prodotto in molti mercati esteri. Ma è stato Piergiorgio che hareso PREMIER un vero e proprio esportatore.

Con il tempo abbiamo creato una rete commerciale che copre tutte le aree mondiali di maggior interesse ma è stata l’attività di Piergiorgio dei primi 15 anni:,incessante e senza risparmio di energia, che ci ha permesso di divenire una azienda globale.

ci sono dei momenti particolari della sua vita in PREMIER che hanno lasciato il segno e che vorrebbe raccontarci?

Molte le situazioni che nell’arco di più di 25 anni di attività in Premier ho impresso nella mente e che mi hanno consentito di accertare che il ruolo dell’imprenditore deve essere anche un ruolo sociale. Voglio ricordare un episodio in particolare: un ente pubblico, che facilita l’inserimento di  lavoratori disabili, ci propone un percorso formativo per l’introduzione di un ragazzo affetto da sindrome di down.  Vengo informato che la permanenza al lavoro sarà di circa 2/3 anni al massimo, in considerazione del fatto  che questa persona, a causa della sua disabilità, deve cambiare attività nell’arco appunto di due tre anni. Accettiamo l’inserimento.  Il nuovo lavoratore è bene accettato da tutti, si affeziona all’azienda, ai colleghi  e svolge con diligenza i propri incarichi. L’inserimento è talmente  ben riuscito che suscita grande interesse da parte dell’ente pubblico tale da promuovere un servizio televisivo per raccontare il fatto lavorativo. Il giorno concordato arrivano le telecamere di Rai 3 nazionale, registrano e intervistano il lavoratore che si trova perfettamente a suo agio nello spiegare le sue mansioni e nel raccontare la sua vita in azienda. Il programma va in onda su RAI 3 in una trasmissione del sabato pomeriggio dedicata al lavoro. Sono passati 13 anni ed il nostro caro Diego è puntuale ogni mattina alle otto al suo posto di lavoro, con la stessa passione di sempre.

Basta parlare di lavoro… Ha degli hobby e degli interessi particolari? Cosa le piace fare nel tempo libero?

Sono stato uno sportivo che ha praticato sport a livello agonistico, il calcio nei campionati di Promozione, le campestri studentesche, i 1.500 mt. in pista, il tennis, ma lo sport che non ho mai praticato ma che mi appassiona da più di vent’anni è il Rugby. Un insieme di valori in campo quali disciplina, rispetto, correttezza, solidarietà che tutti assieme non ci sono in nessun altro sport.

Mi piace la musica jazz, mi porta  a esplorare con la mente mondi nuovi, ritmi raffinati, sensazioni coinvolgenti e piacevoli. E poi quando possibile viaggio in l’Italia e nelle città Europee per visitare musei d’arte  e assaporare cibi e vini locali.

Il Rugby, il Jazz e le città d’arte sono passioni coltivate con Paola , la persona con la quale ho condiviso tutte le scelte, le difficoltà ed i successi del mio percorso di vita familiare e professionale.